Sunday, February 9, 2014

Anything else movies 30 / A proposito di Davis


Siamo nella New York degli anni '60, più precisamente nel Village. Quartiere di artisti squattrinati che tentano la scalata verso il successo o semplicemente di pagarsi l'affitto con la propria arte, in questo caso la musica.

"If it was never new, and it never gets old, then it's a folk song."

Llewyn Davis è uno di questi che sta piano piano emergendo con il suo duo folk, fin quando non si ritrova solo. Come sempre nei film dei Coen l'attenzione sta tutta nel protagonista, nella sua umanità e molto spesso debolezza. Davis, dopo la morte del suo compagno, si vede costretto a dormire sui divani altrui, ad esibirsi nei vari locali insieme a tanti altri che in quel periodo aspettavano di essere notati senza avere un soldo in tasca. Neanche per comprare un cappotto nel gelido inverno newyorkese.

La pellicola ha un colore indefinito e grigiastro proprio come la vita di Davis. Le sue aspettative, il suo futuro sono decisamente fuori fuoco. Si soffre per la mancata affermazione del suo talento, per la sua impossibilità a stringere legami umani e infine per il suo sogno, che sembra dover mettere da parte per affrontare le necessità quotidiane: vivere.

"Do you ever think about the future at all?"
"You mean like flying cars, hotels on the moon, Tang? You mean like move to the suburbs, have kids?"
"That's bad?"
"If that's what music is to you, a way to get to that place, then yeah, it's a little careerist and it's a little square and it's a little sad."


Nel suo percorso incontra persone fredde e scostanti, poco disponibili ad aiutarlo, forse solo per istinto di sopravvivenza. Il gatto è l'unico per il quale sembra avere più attenzione, sembra.
Quel gatto senza nome, quella finestra affacciata sulla scala antincendio e Llewyin che strimpella la chitarra, fanno subito venire alla mente una certa Holly Golightly... gli anni sono gli stessi. Ma il modo di affrontare la vita decisamente diverso.
Lui vuole vivere, non vuole esistere. Questa è la cosa che più mi ha colpito di Davis. Nonostante tutto gli vada contro nella sua vita, continua a provare, tentare. Con qualche umano ripensamento. Per quanto il racconto possa apparire amaro, non si scosta troppo dalla realtà. E lui continua a cantare dell'amore.

Un film lento e riflessivo, come lo sono solitamente quelli dei fratelli Coen. Una volta usciti dalla sala non ci si può che ritrovare a ripensare, identificandosi nelle speranze e nella solitudine di Davis.








Erika

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3 comments:

  1. Domani sera andrò finalmente a vedere questo film, non vedo l'ora!

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  2. non vedo l'ora....spero di riuscire a vederlo quanto prima!!

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